Fare didattica in spazi flessibili


Il tema degli spazi di apprendimento non è nuovo, ma è negli ultimi anni che ha suscitato un’attenzione particolare. Indire, l’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa, inizia a fare ricerca su questo argomento già nel 2011. Il percorso di ricerca inizia attraverso un’indagine condotta in alcune scuole nordeuropee che hanno sperimentato modelli di organizzazione dello spazio e della didattica diversi da quelli tradizionali. Il punto di partenza della riflessione è, come spiega il ricercatore Indire Samuele Borri nel suo contributo, il «Manifesto 1+4 Spazi educativi per la scuola del Terzo Millennio», presentato dall’Indire nel 2016. Il documento propone una visione che si discosta dall’idea di scuola come “somma di aule” e si estende, oltre alla dimensione didattica, al contesto sociale e alla capacità di un ambiente di influenzare la qualità delle relazioni sociali.  

Creare un ambiente accogliente, nel quale progettare percorsi didattici che “escono fuori” dall’aula, senza ulteriori interventi strutturali, ma usufruendo delle risorse disponibili, con l’obiettivo principale di interagire sulla qualità dei processi di apprendimento è la finalità del percorso progettuale di riflessione e ri-progettazione in un’ottica di miglioramento e adattamento continuo.

 

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